Maggiore certezza per le imprese con il regime della Cooperative Compliance

Il regime di adempimento collaborativo, introdotto in Italia dal D.Lgs. n.128/2015, "apre le porte" ad un nuovo rapporto di fiducia e, appunto, collaborazione tra Fisco e contribuente. La finalità del nuovo regime è, infatti, quella di favorire il corretto adempimento fiscale da parte del contribuente e di fornire certezza del diritto in relazione ai rischi fiscali dell'impresa, senza che sorgano particolari conflittualità con l'Amministrazione finanziaria, attraverso un rapporto di reciproco affidamento e un confronto continuo nel quale le parti possano dialogare e verificare le reciproche posizioni e impostazioni.

L'istituto è stato introdotto in Italia sulle spinte dell'OCSE che, già dal 2008, sollecitava l'instaurazione di "enhanced relationships" tra Fisco e contribuente, attraverso un mutamento nelle modalità di svolgimento delle proprie attività da parte dell'Amministrazione finanziaria, chiamata a tenere in considerazione anche le ragioni economiche-commerciali alla base delle scelte imprenditoriali dei contribuenti garantendo allo stesso tempo una risposta rapida ai quesiti fiscali posti dai contribuenti che, dal canto loro, avrebbero dovuto assicurare comunicazione e trasparenza adottando un atteggiamento collaborativo e conforme alle norme. Nel 2013, l'OCSE ha ampliato le riflessioni e i principi espressi nel 2008, attraverso la pubblicazione di un report "Co-operative Compliance: A Framework from Enhanced Relationship to Co-operative Compliance", nel quale ha previsto, inoltre, la predisposizione da parte del contribuente di un efficace Tax Control Framework (TCF) che garantisca una "chiara ed obiettiva verifica dell'abilità e volontà del contribuente di offrire trasparenza e fornire informazioni".

E' proprio a seguito di tale intervento a livello OCSE che, sempre nel 2013, l'Italia ha avviato un progetto pilota "Regime di adempimento collaborativo" dedicato a grandi contribuenti, con lo scopo di definire un modello di riferimento per l'avvio di nuove forme di cooperazione Fisco-impresa. Sulla base di tale progetto e dell'orientamento a livello internazionale, il Legislatore ha quindi disciplinato e introdotto in Italia il regime di adempimento collaborativo con il D.Lgs. n.128/2015, cui sono seguiti il Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 14 aprile 2016 con il quale sono state disciplinate le modalità di applicazione del regime, il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 15 giugno 2016 sull’interpello breve e la circolare n. 38 dell'Agenzia delle Entrate del 16 settembre 2016.

Ad oggi il regime è riservato solo alle imprese con un volume di affari o di ricavi pari o superiore a 10 miliardi di Euro, ovvero a 1 miliardo nel caso in cui abbiano presentato la richiesta di partecipazione al suddetto progetto pilota. Possono inoltre accedervi le imprese che presentano un interpello sui nuovi investimenti, come disciplinato dal D.Lgs. 147/2015, e si conformano alla risposta ricevuta. Le imprese che soddisfano il requisito soggettivo, per poter essere ammesse al regime, devono inoltre adottare un efficace Tax Control Framework, ossia un sistema di rilevazione, misurazione e controllo del rischio fiscale. La collaborazione Fisco-contribuente deve infatti basarsi su uno scambio reciproco: il contribuente deve mettere a disposizione del Fisco un quadro informativo idoneo all'identificazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale e ricevere dall'Amministrazione finanziaria certezza in merito al trattamento fiscale dei rischi.

Nonostante ad oggi la platea dei contribuenti che dispongono dei requisiti soggettivi per essere ammessi al regime sia decisamente ridotta, l'istituto della Cooperative Compliance diventerà sempre più attrattivo nei prossimi anni e, in particolare, a partire dal 2020 quando l'adesione sarà "aperta" anche ai Grandi Contribuenti con ricavi o volume d'affari pari o superiore ai 100 milioni. 

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