Dall'inizio della crisi sanitaria legata al COVID-19 uno dei principali ed attuali temi al centro del dibattito è la possibilità di comprimere temporaneamente la privacy dei cittadini, da effettuarsi mediante l'utilizzo di applicativi per smartphone, a favore di un puntuale monitoraggio e gestione del contagio da COVID-19.
Mentre in Europa le strade sinora percorse consistono nel lockdown delle attività produttive e commerciali non essenziali, distanziamento sociale, chiusura dei confini e divieto di circolazione, alcuni paesi asiatici (Cina, Sud Corea e Singapore) hanno con successo implementato app volte a mappare gli spostamenti e i contatti dei cittadini, prevenire ulteriori contagi (anche mediante funzioni di fencing) nonché interpretare i trend e le conseguenti esigenze di approvvigionamento di risorse sanitarie. Su tali modelli, anche in ottica di avvicinamento alla Fase 2, i paesi europei stanno implementando strumenti simili che tendono a svolgere tre funzioni generali:
Alla luce del disordinato affiorare di tali strumenti all'interno dei vari paesi membri, la Commissione Europea ha recentemente adottato una raccomandazione (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_626) volta a sollecitare i rappresentati dei paesi membri e le autorità di regolazione e controllo europee competenti (come lo European Centre for Desease Control, European Data Protection Board e European Data Protection Supervisor) ad addivenire ad un toolbox comune capace di coordinare gli sforzi dei singoli paesi, assicurare lo scambio di informazioni utili a prevenire l'ulteriore contagio, permettere l'interoperabilità dei sistemi, anche mediante la creazione di un'unica piattaforma per tutti i cittadini europei, e tutelare i diritti di protezione dei dati personali come previsto dal Regolamento 2016/679.